In un gran numero e con un'accoglienza controversa, i russi trasferiti a Tbilisi sono testimoni di un'epoca inquieta. Ogni muro della città sembra ricordarglielo con graffiti di protesta e insulti, ma per molti di loro, in fuga dalla Russia, la capitale georgiana rappresenta uno spazio di libertà lontano dalle pressioni governative. Il 21 settembre 2022, la Russia ha avviato la sua prima mobilitazione militare dall'epoca della Seconda Guerra Mondiale, innescando un fenomeno migratorio di coloro che non vogliono sottostare alle decisioni del governo. Tra queste, spiccano le giovani generazioni, ma tra loro si incontrano anche anziani e adulti che temendo persecuzioni hanno scelto la via dell'esilio. Stime recenti suggeriscono che il fenomeno non ha raggiunto le proporzioni di esodi storici precedenti, come quello dei bianchi dopo la Rivoluzione d'Ottobre, ma concordano sul fatto che il numero degli esuli russi è destinato a crescere, con la Georgia tra le prime destinazioni scelte. Le ragioni sono molteplici: da un lato la percezione di sicurezza che conferisce il Paese, dall’altro le stringenti normative migratorie imposte da altre destinazioni, quali Kazakistan, Turchia e i diversi Paesi dell’ area Schengen. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina sono ben oltre un milione i russi ha attraversato il confine, e negli primi nove mesi dello scorso anno la Georgia ha registrato un’affluenza di più di centomila cittadini russi. Oggi molti di loro hanno proseguito il proprio cammino, alcuni sono tornati in Russia, altri si sono trattenuti in Georgia, a Tbilisi.